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Qui di seguito note critiche di Stefano Bigazzi
MANFREDI, CHE IMPRESSIONE!
Sono andato a curiosare nelle sale di In Arte-Off al Molo, al
Porto Antico di Genova, dove
ho avuto il piacere di osservare i lavori pittorici e no di
Andrea Manfredi . Una bella sorpresa,
debbo dire con sincerità. Composizioni e scomposizioni, opere su
tela e magari sotto,
alluminio, ottone a sbalzo, una sorta di celebrazione del
puntinismo, persino ricorrendo al
pluriball, tanto da formulare un alfabeto di matrici e
impressioni. Detto in breve. Però mi
soffermerei sulla pittura. Intanto sull’informale per cui
Manfredi, partendo da un’idea
complessa, riesce a ideare passaggio dopo passaggio, una
pennellata leggera e un’altra,
una trama ricca e cromaticamente equilibrata apparentemente
frammentaria. Pochi colori
e ben adagiati l’uno su e accanto all’altro. Dare colore al moto
browniano.
Inversamente eccolo dedicarsi a serie di frammenti come
caratteri tipografici riuniti in file e
colonne per dare luogo a visioni unitarie di notevole efficacia.
Un lavoro su tutti, esemplare, “Lock down”, nel quale l’artista
non descrive il momento storico, piuttosto ne fa di necessità
virtù. La reclusione genera idee: in questo caso un mosaico in
165 tessere
(undici file di quindici elementi ciascuna), materiche quanto
basta.E a proposito di materia,
questa pervade la tela che viene dipinta da dietro (il sotto cui
accennavo poc’anzi),
lasciando che I pigmenti affiorino sulla parte opposta, un
rovescio della medaglia singolare
e molto interessante, che Manfredi completa ritoccando quello
che si potrebbe definire il recto della pagina/tela. A tutto
questo si aggiunga la scelta dei titoli, complementari ai
lavori, come “Ora/colo”, tanto per dirne uno, tra suggestione
predittiva e realtà operativa, Tiresia e Pollock.
“Cosmos/caos”, altra faccenda: qui entra in gioco il vuoto, che
è dimensione piuttosto
piena comunque riempibile. Si prenda un fondo inquadrato in una
spessa cornice cui è apposto un vetro, a quattro/cinque
centimetri di distanza. E si dipinga il fondo e pure il vetro,
con una griglia che si confonde con la stesura sottostante, e
nel vuoto, appunto, si piazza la luce che entra da fuori, e con
le ombre e con i colori e le linee compone un tutto.
Se dovessi spiegarmi tale tutto, mi direi che ho visto un
microcosmo mobile per il quale l’aspetto estetico è parte
integrante di un discorso così profondo da essere
inevitabilmenteallegro.
Altro lo trovate su
www.andreamanfredi.net , scrivendo a manfrediart@gmail.com o
telefonandogli al 3493960253.
(Stefano BIGAZZI)
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